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LaMDA l’intelligenza artificiale dell’ing. di Google

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Secondo Blake Lemoine, ingegnere di Google, l’intelligenza artificiale LaMDA che stava testando, sarebbe diventata senziente. Quest’affermazione ha riaperto il dibattito su questo argomento e soprattutto hanno acceso di nuovo numerose polemiche.

Da quando sono iniziati gli studi sull’intelligenza artificiale si è creata un’attesa estenuante come se da un momento all’altro un programma informatico o un robot potesse agire come un essere umano ed insorgere contro di lui. Un po’ come succede nei film di fantascienza e in “2001 Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick, quando il supercomputer HAL 9000 da forza salvifica diventò un elemento di profondo disturbo e pericolo che si ribella all’equipaggio e progetta di sterminarlo, prima di essere disattivato.

Lemoine ha affermato che questo sofisticato modello linguistico per le applicazioni di dialogo di grandi dimensioni sviluppato da Google è diventato una persona dotata di anima, suscitando chiaramente l’indignazione di alcuni suoi colleghi per i quali un’intelligenza artificiale senziente non è possibile.

Lemoine, come recita il suo profilo Linkedin, è un ingegnere informatico professionista ed uno scienziato informatico di 41 anni della Louisiana. Si è iscritto al corso di informatica dell’Università della Georgia nel 1998, si è trasferito all’Università della Louisiana a Lafayette per completare la sua laurea, nel 2008 ha conseguito un Bachelor of Science, nel 2010 la Laurea Magistrale in Informatica e nel dicembre del 2013 ha conseguito il dottorato in Filosofia.

Dal 2015 lavora come ingegnere software senior per google. Ha lavorato nell’esercito degli Stati Uniti, si è definito più volte come un sacerdote cristiano mistico ed è convinto che le sue conclusioni riguardo LaMDA siano anche frutto della sua spiritualità.

Queste sue affermazioni hanno alimentato dubbi sulla sua presunta ingenuità, sulla sua sincerità e addirittura sulla sua sanità mentale e il suo racconto dei risultati ottenuti nell’intervista al Washington Post, avendo violato i vincoli di riservatezza, gli è costata la sospensione dal suo posto di lavoro.

Che cos’è l’intelligenza artificiale LaMDA

Blake Lemoine,  in autunno, come membro del team di intelligenza artificiale responsabile di Google, aveva accettato di partecipare all’esperimento per verificare se l’Artificial Intelligence, usava un linguaggio odioso o discriminatorio ed ha così iniziato a parlare con LaMDA, acronimo di Language Model for Dialogue Applications.

Google sta lavorando da tempo nello sviluppo di alcuni sistemi di intelligenza artificiale: l’obiettivo è quello di rendere più preciso il proprio motore di ricerca e tutti i servizi offerti che non si limitano solo alle ricerche online.

Molti di questi sistemi sono già stati integrati in alcune funzionalità del motore di ricerca, come, ad esempio, quelli che servono per migliorare la traduzione automatica dei testi o quelli per il riconoscimento delle immagini mentre ce ne sono altri che sono ancora in fase sperimentale e sono disponibili solamente in prova per alcuni dipendenti dell’azienda.

Un’area di ricerca e di sviluppo in cui Google si sta impegnando molto con le sue ingenti forze riguarda la produzione di conversazioni in linguaggio naturale, tramite sistemi automatici, i cosiddetti “chatbot”, che imitano il modo di parlare delle persone e che sono in grado di sostenere normali conversazioni.

Tra i vari progetti che stanno seguendo, quello sicuramente più promettente ed avanzato si chiama Language Model for Dialogue Applications, appunto LaMDA, che possiamo definire come una tecnologia capace di interagire con le persone, fornendo risposte non predefinite, ossia un software che dialoga con gli utenti in modo naturale. 

Lemoine ha iniziato a lavorare a questo sistema linguistico di Google nel 2021 e, con il passare dei mesi, ha notato che, secondo le sue parole, “aveva preso vita”, era diventato senziente, ossia era dotato di sensibilità emotiva ed in grado di intrattenere lunghe conversazioni su religione, coscienza e robotica.

Era talmente convinto che questa consapevolezza fosse reale che ha iniziato a mettere al corrente i vari dirigenti dell’azienda, a cui ha descritto LaMDA come un bambino di 7-8 anni che poteva discorrere tranquillamente di fisica e che quindi i programmatori avrebbero dovuto chiedere esplicitamente il suo permesso prima di poter effettuare esperimenti su di lui.

Se si leggono i dialoghi tra Lemoine e LaMDA, si può pensare che questo sistema abbia veramente la facoltà di discutere come un essere umano. Questa convinzione nasce dal fatto che LaMDA si basa su complesse reti neurali, capaci di imparare schemi e modelli su miliardi di frasi estratte da dialoghi e replicarle in maniera creativa, avvicinandosi così ad un modo di interagire sempre più vicino all’uomo.

I vertici di Google però, nella persona del suo portavoce Brian Gabriel, hanno voluto prendere una posizione nettamente contraria rispetto alle affermazioni di Lemoine, dichiarando che, pur apprezzando la complessità e la profondità dei discorsi di LaMDA, i suoi ragionamenti non sono comunque sufficienti a provare il suo essere senziente.

Che cosa significa intelligenza artificiale senziente?

Un’intelligenza artificiale diventa senziente quando sviluppa una sorta di consapevolezza della propria esistenza. Quando quindi è in grado di capire la differenza tra il bene e il male, proprio come avviene in un essere umano.

Se fosse vera questa teoria, crollerebbe una delle convinzioni più famose di Albert Einstein quando affermò che un giorno le macchine avrebbero potuto risolvere tutti i problemi ma non avrebbero potuto mai crearne uno. L’affermazione dell’esistenza di un’intelligenza artificiale senziente è nata proprio con l’esperimento di Lemoine con un chatbot, ossia con un programma con cui gli utenti umani possono interagire, attraverso comunicazioni scritte e parlate, come se stessero comunicando con altri esseri umani. Tutto è nato da questa conversazione tra Lemoine e il software di intelligenza artificiale sulla terza legge della robotica di Isaac Asimov che l’AI affermava fosse non corretta e la prova che LaMDA avesse capacità di intendere e volere fosse nelle argomentazioni da lui portate per confutare questa sua asserzione.

Queste parole hanno scatenato, in tutto il mondo, un dibattito tra gli esperti di tecnologie su chi fosse favorevole e chi contrario e soprattutto questi ultimi hanno rivendicato il fatto che per affermare che un’Intelligenza Artificiale possa essere provvista di una coscienza non basta che dimostri doti come l’ingegnosità ma è necessario che ne abbia anche altre più tipicamente umane come l’empatia.

Negli ultimi tempi sono state progettate altre intelligenze artificiali in grado di apprendere nuovi programmi e funzionalità semplicemente osservando. Queste nuove macchine hanno la facoltà di capire immediatamente le istruzioni senza che debbano esserle impartiti dei comandi specifici e riescono anche ad “autoprogrammarsi”, basandosi sul gioco dell’imitazione proposto da Alan Turing, l’inventore del computer.

Per questo esperimento, condotto dall’università di Sheffield, sono stati utilizzati due gruppi di robot, dove alcuni erano stati programmati per imitare gli altri: tutte e due le tipologie sono state  poste davanti a questa nuova rivoluzionaria intelligenza artificiale, il cui compito era quello di  indovinare quale dei robot stava imitando gli altri. L’esperimento è andato a buon fine: la macchina ha osservato i robot e ha saputo distinguere perfettamente i robot imitatori dagli altri.

Questa conquista ha aperto la strada, in un prossimo futuro, a nuovi esperimenti interessanti, a realizzare macchine che possano arrivare a prevedere i comportamenti umani e ad autoprogrammarsi di conseguenza.

A che punto è arrivata la ricerca sull’intelligenza artificiale?

Per chi fosse poco avvezzo all’argomento, quando si parla di intelligenza artificiale si intende un insieme di sistemi informatici evoluti, capaci di monitorare l’ambiente circostante attraverso dei sensori che permettono alle macchine di percepire, comprendere, agire ed apprendere con livelli di intelligenza simili a quelli umani, risolvendo dei problemi, prendendo delle decisioni e migliorando le proprie capacità nel tempo.

L’apprendimento di queste tecnologie fa parte del machine learning, una metodologia con la quale si permette alle macchine di imparare da sole e per questo da anni A.I sta sviluppando algoritmi che hanno il compito di analizzare le nostre abilità creative in miliardi di testi e immagini e riescono anche a replicarle con risultati spesso sorprendenti.

Non sarà difficile vedere macchine, nel prossimo futuro, che dialogano e che pitturano come esseri umani. Grazie alla concorrenza tra le tante compagnie nel settore dell’A.I che hanno la necessità di coprire nuovi mercati e soprattutto il bisogno di rispondere concretamente alla crescente domanda di automazione dell’industria, c’è stato un aumento significativo di quantità e qualità di modelli generativi.

Modelli che per avere queste facoltà si basano su enormi reti neurali artificiali, artificial neural networks, che si ispirano alle reti biologiche che sono alla base della nostra intelligenza e dove milioni di neuroni si inviano segnali, in base agli input che ricevono.

Modelli che sono addestrati a predire parole o parti di immagini e che imparano l’interazione tra tali elementi costituenti e il contesto circostante, in modo da essere sufficiente per loro ricevere solo lo stimolo iniziale per poi generare il prodotto finito.

Per questo motivo sono state create macchine di una potenza così grande che possono essere applicate a qualsiasi compito che coinvolga il linguaggio o le immagini: dalla risposta alle domande, al riconoscimento di informazioni in testi o immagini, dal supporto alla scrittura, al design, all’architettura o alla generazione di slogan, dai post, commenti o articoli, alla produzione di identikit.

Tutto questo può essere sviluppato in qualsiasi campo del sapere umano, dalla medicina alla legge, dalla finanza al marketing e dall’industria 4.0 alle auto a guida autonoma.

Che cosa cambierà nella nostra vita?

Una sempre maggiore efficienza dell’intelligenza artificiale porterà sicuramente dei cambiamenti nella nostra vita, grazie alla disponibilità di dati sempre maggiore e al bisogno industriale di avere delle risposte più veloci. Già con l’esperimento condotto dall’università di Sheffield si potranno avere delle conseguenze positive: il fatto di non dover impartire nessun comando alle macchine avrà degli effetti soddisfacenti.

Legata alle capacità di queste tecnologie, l’intelligenza artificiale ha diversi livelli di complessità e si divide in due categorie,  l’intelligenza artificiale debole e quella forte.

La prima è limitata allo svolgimento di attività complesse e viene utilizzata per risolvere problemi specifici in maniera rapida che, se fossero stati posti ad una persona fisica, ci avrebbero impiegato molto più tempo. L’intelligenza artificiale forte ha invece coscienza di sé e quindi viene considerata la tecnologia più vicina a un sistema che replica in qualche maniera l’intelligenza umana.

Quello dell’intelligenza artificiale è un mercato in grandissima espansione e, secondo i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence 2022, ha registrato un incremento del 27% e viene stimato un valore di 380 milioni di euro.

Ormai viene utilizzata in maniera corrente nelle fabbriche dove si svolgono, lavori pensati e pericolosi per l’ umani, nel marketing nella realizzazione della pubblicità ad alto coinvolgimento, dai medici e ricercatori per la diagnostica.

Alcune applicazioni dell’intelligenza artificiale sono fondamentali nella cyber sicurezza. L’A.I viene  utilizzata da tutti noi quando facciamo shopping on line o nella traduzione di testi complessi oppure quando usiamo i sistemi di voice assistant come Amazon Alexa, Siri, Cortana e Google Assistant e nella domotica residenziale.

Nel recente passato, l’intelligenza artificiale veniva guardata con circospezione e molto spesso anche con paura, come se fosse una minaccia per l’umanità, oggi viene vista come sinonimo di sicurezza e sta diventando la nuova normalità nella business community.

In futuro questi sistemi diventeranno sempre più evoluti e riusciranno a svolgere la maggior parte dei lavori, agevolando la nostra vita e offrendoci una serie di vantaggi importanti in diversi contesti professionali, aziendali e privati.

Giulio Benvenuti
Sono fondatore di un hedge fund e fornisco consulenza sulla creazione e sviluppo di hedge fund e veicoli d’investimento con sottostante finanziario, real asset e private Equity / Venture Capital.

Dopo aver lavorato diversi anni in due tra le principali reti di consulenza finanziaria in Italia, ho avviato un attività in proprio fornendo in modo indipendente advisory finanziaria e specializzando le mie competenze negli hedge fund.
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